La strada che porta i tedeschi a una calda ed entusiasmante notte andalusa del 1982 inizia idealmente un paio di anni prima, durante gli Europei che si giocano in Italia. Per quel torneo, la Germania Ovest presenta una formazione rinnovata, piuttosto giovane, che recide in maniera definitiva il legame con la generazione d’oro degli anni settanta. Nuovo è anche l’allenatore, Jupp Derwall. Cresciuto come da tradizione all’interno dei ranghi della federazione, sostituisce Helmut Schon dopo il non esaltante campionato del Mondo del ’78.
La Germania Ovest inizia le qualificazioni per gli Europei con qualche difficoltà, pareggiando in trasferta contro le deboli Malta e Turchia. Poi si riprende, rifila un roboante cinque a uno al Galles e giunge in Italia imbattuta da circa due anni. Nel girone a quattro che designerà una delle finaliste, i tedeschi sconfiggono in prima battuta la Cecoslovacchia, la squadra campione in carica che li aveva superati ai rigori quattro anni prima nella finale di Belgrado. Poi è il turno della nazionale olandese, giunta al termine del suo grande ciclo – è sconfitta tre a due con tripletta di Allofs. Un pareggio con la Grecia, a sorpresa nella fase finale del torneo dopo aver eliminato Ungheria e URSS, consente alla Germania Occidentale di giocare la terza finale consecutiva nella manifestazione continentale.
Per l’ultimo atto la aspettano i belgi, forti anch’essi di una nazionale giovane guidata da due ottimi giocatori, Van der Moer a centrocampo e Ceulemans in attacco. In realtà Van der Moer giovane non lo è più, ha trentacinque anni, ma disputa comunque un grandissimo torneo. La partita decisiva si gioca allo Stadio Olimpico di Roma. Va in vantaggio la Germania Ovest grazie a un gol di Hrubesch, punta alta e possente, su assist di Schuster. Pareggia il Belgio su calcio di rigore. Poi, a due dal termine, un calcio d’angolo di Rumenigge viene corretto in rete di testa sempre da Hrubesch. I tedeschi occidentali sono campioni d’Europa.
Grandi protagonisti di quella affermazione sono stati Hrubesch, Schuster e Rumenigge. Il primo è presente in Spagna, sebbene parta spesso dalla panchina. Il secondo, Bernd Schuster, è un giovane centrocampista ricco di talento e inventiva. Milita nel Barcellona, dove vince la Coppa delle Coppe nell’anno dei Mondiali; passerà poi ai rivali del Real Madrid sul finire degli anni ottanta. Schuster ha però un rapporto difficile con la mannschaft. Ha dissidi con la federazione tedesca, con l’allenatore, come se non bastasse pure con alcuni senatori della squadra, e pertanto nel corso della sua carriera, dopo il trionfale Europeo italiano, giocherà poche altre volte con la nazionale. Non è convocato per il Mondiale spagnolo.
Il terzo protagonista, nei primi anni ottanta è uno dei più forti calciatori al mondo. Karl-Heinz (detto Kalle) Rumenigge è un attaccante potente, atletico, acrobatico, ma nel contempo dotato tecnicamente. È una bandiera del Bayern Monaco, nel quale vive una sorta di passaggio di consegne con il grande Gerd Muller – ma per un certo periodo i due giocano anche assieme. Conquista la Coppa dei Campioni del 1976; nel 1982, invece, perde la finale del massimo trofeo continentale per club, a vantaggio dell’Aston Villa. Non sarà l’unica delusione di quell’anno. Passa all’Inter nel 1984, ma le sue prestazioni non sono all’altezza della fama, a causa di un fisico rallentato dagli infortuni. Nel 1986 raggiunge la seconda finale in Coppa del Mondo e sarà di nuovo una cocente delusione – è il trofeo mancante nel palmares di questo grande campione.
Rumenigge è il capitano e il simbolo della nazionale tedesco-occidentale ai Mondiali del 1982. Nel girone di qualificazione segna già quattro reti (una all’Algeria, tre al Cile). Poi un infortunio lo frena e ne condiziona le prestazioni; riuscirà comunque a marcare con il suo nome le sorti della Germania. Ma i tedeschi dell’ovest schierano anche altri giocatori veramente interessanti. C’è il vecchio – si fa per dire – Breitner, che gioca ora a centrocampo ed è tornato ad alti livelli. C’è Stielike, grande libero in forza al Real Madrid. Hanno un portiere di caratura internazionale, Schumacher, e una giovane ala destra che si rivela al mondo del calcio proprio nel corso del Mondiale, Pierre Littbarski.
Meritano inoltre una menzione speciale i giocatori provenienti dall’Amburgo – Kaltz, difensore; Magath, regista; Hrubesch, attaccante – perché questa squadra crea un vero e proprio ciclo vincente tra il finire dei Settanta e l’inizio degli Ottanta. Un ciclo abbastanza misconosciuto. L’Amburgo ha vinto la Coppa delle Coppe nella stagione 1976/77. Nel ’79 è campione di Germania e l’anno successivo perde la finale di Coppa dei Campioni di misura. Dal 1981 siede sulla sua panchina Ernst Happel. Nel 1982 l’Amburgo è campione di Germania e lo stesso anno raggiunge l’ultimo atto della Coppa UEFA, persa a vantaggio dell’IFK Goteborg. Nella stagione seguente vince nuovamente il titolo tedesco e corona un periodo grandioso con la conquista della Coppa dei Campioni.
Le qualificazioni al campionato del Mondo sono per la Germania Ovest una marcia trionfale: otto vittorie su otto, trentatré gol fatti e tre subiti, superate le nazionali di Austria, Bulgaria, Albania e Finlandia. Nelle stagioni che precedono la Coppa del Mondo, perde solo con due sudamericane: una volta con l’Argentina, ma ben tre volte con il Brasile, l’unica formazione che, nei pronostici della vigilia, pare superiore ai tedeschi.
Ha invece lontane origini la notte di Siviglia coté France. Dopo un momento di notevole prestigio sul finire degli anni cinquanta contrassegnato dall’ottimo Mondiale svedese del 1958, il calcio francese ha attraversato un periodo difficile. Gli anni cavallo del Settanta sono avari di gioie, sia per la nazionale che per la formazioni club. La Francia salta le edizioni Mondiali del 1970 e del 1974. Gli spettatori abbandonano gli stadi e nel ’68, mentre la gioventù e gli operai del paese tentano di costruire un mondo nuovo, le presenze sugli spalti toccano il minimo storico.
Poi qualcosa cambia. Il calcio francese beneficia degli investimenti e della programmazione nel settore sportivo voluti direttamente dallo Stato dopo il magro risultato raccolto alle Olimpiadi del 1960. Una nuova generazione di talenti inizia a farsi largo. A livello di club, il Saint-Etienne conquista tre titoli nazionali consecutivi di fila, tra il ’74 e il ’76, e sfiora la vittoria in Coppa dei Campioni. L’entusiasmo tra i tifosi riprende vigore. E dal 1976 la nazionale ha un nuovo commissario tecnico, Michel Hidalgo.
Hidalgo è stato un gioventù un buon centrocampista. Con lo Stade Reims disputa la prima finale di Coppa dei Campioni, nel 1956: segna un gol, ma il trofeo va al Real Madrid. L’allenatore di quella formazione, come della nazionale francese, si chiamava Albert Batteux. È un personaggio importante nella storia del calcio francese ed è uno dei maestri di Hidalgo, assieme a Lucien Leduc, allenatore del Monaco.
Alla guida dei bleus, Hidalgo riporta la squadra alla fase finale dei Mondiali dopo dodici anni, in Argentina. La Francia disputa un buon torneo ma esce nella prima fase, impegnata in un girone proibitivo. Insegna un calcio offensivo, a tratti spettacolare, detto calcio-champagne. Dice ai suoi uomini: “Giocate come sapete, divertite e divertivi”. Ma Hidalgo ha a disposizione una grande generazione di giocatori francesi. In particolare schiera in Spagna un centrocampo colmo di talento – quasi quattro registi – e definito il carrè magique (il quadrato magico). È composto da: Genghini, che gioca nello Sochaux; Giresse, del Bordeaux; Tigana, prima al Lione e poi anch’egli al Bordeaux; e Michel Platini, in forza al Saint-Etienne ma già in procinto di trasferirsi in Italia, alla Juventus, e di diventare il più forte calciatore al mondo.
Inoltre la Francia annovera in attacco un giocatore di sicuro valore, sebbene forse abbia raggiunto il picco della sua carriera negli anni precedenti al 1982: Dominique Rocheteau. È stato la bandiera del grande Saint-Etienne dei Settanta, giocando come ala destra, ma anche come punta vera e propria. Rocheteau è un personaggio emblematico di quegli anni: capellone, di sinistra, antidivo, controcorrente, intellettuale amante della musica e lettore accanito. Nel 1980 lascia il Saint-Etienne per il Paris Saint-Germain, probabilmente a causa della presenza ingombrante di Platini. Rocheteau è stato il giocatore-simbolo della rinascita del calcio francese.
Per arrivare al Mondiale, la Francia passa attraverso un girone di qualificazione non semplice, con Belgio, Olanda, Irlanda, Cipro. Tutto si decide nelle ultime tre partite: i francesi perdono in Irlanda tre a due, poi battono Olanda e Cipro, e staccano così il biglietto per il torneo iridato. Lasciano a casa gli olandesi vice campioni del Mondo, a pari punti ma con una peggiore differenza reti.
Anche le amichevoli pre-mondiali mostrano alti e bassi. C’è la prestigiosa affermazione sull’Italia; la Francia ottiene inoltre una vittoria sull’Irlanda del Nord e un pareggio con la Bulgaria, ma anche un paio di sconfitte subite in casa da Perù e Galles. È una squadra, quella francese, che almeno al momento non convince del tutto.
Sia la Germania Ovest che la Francia disputano una prima fase del Mondiale simile e, nel complesso, abbastanza opaca. Dopo l’iniziale e sorprendente sconfitta all’esordio patita da parte dell’Algeria, i tedeschi si riprendono e battono il debole Cile per quattro uno. Conquistano poi il passaggio ai gironcini dei quarti con la discussa vittoria per uno a zero sull’Austria.
Anche i francesi esordiscono con una sconfitta – per quanto subita dalla quotata Inghilterra. Sconfiggono il Kuwait nel secondo incontro e pareggiano uno a uno con la Cecoslovacchia. All’ultimo minuto di questo incontro Amoros, giovane terzino sinistro e rivelazione del torneo, salva un gol degli avversari sulla linea. Questo risultato è sufficiente ai transalpini per superare il turno e affrontare l’Austria e l’Irlanda del Nord. Due squadre rognose, ma tutto sommato un incrocio meno impegnativo rispetto agli altri gironi dei quarti di finale.
Nella partita contro gli austriaci si ammira una Francia trasformata e in grande spolvero, una squadra capace di attaccare in modo costante e di rendersi pericolosa con estrema facilità. Nel primo tempo ci sono delle occasioni importanti sui piedi di Giresse, Rocheteau (in grande forma) e Six, non realizzate. Genghini scaglia sul palo un tiro da fuori, prima di portare in vantaggio i suoi su calcio di punizione. Nella ripresa i bleus sfiorano il raddoppio con Tigana, Rocheteau e Six. La Francia potrebbe chiudere con un margine più ampio, ma l’incontro termina uno a zero.
Francia – Irlanda del Nord si gioca il quattro luglio all’Estadio Vicente Calderon di Madrid, lo stadio dell’Atletico. Hidalgo trova in questo incontro l’assetto tipo della sua formazione, che riproporrà quasi al completo in semifinale. Non c’è partita. Vantaggio francese con Giresse che, dopo una pregevole azione e un assist di Platini, è bravo a controllare, a girarsi di scatto e a mettere in rete. Splendido è il raddoppio di Rocheteau su azione personale, all’inizio della ripresa, e poi è ancora Rocheteau a fornire l’assist a Six per il terzo gol dei francesi. Dopo la marcatura nord-irlandese, Giresse segna di testa e fissa il definitivo quattro a uno per la nazionale francese.
Grande Francia nel girone dei quarti di finale, belle azioni d’attacco, una squadra che ha saputo crescere tantissimo e attirare su di sé l’ammirazione dei tifosi. È una nazionale partita piano, in sordina, ma che ora si propone con prepotenza come candidata per il titolo.
Invece i bianchi di Germania si vedono inseriti in un girone tutt’altro che semplice. La prima partita è in programma la sera del 29 giugno al Santiago Bernabeu di Madrid: Germania Ovest – Inghilterra, un classico del calcio fra nazionali. L’Inghilterra ha appena concluso un ottimo girone eliminatorio, recupera Robson e schiera il 4-4-2 della formazione tipo, quella che ha sconfitto la Francia. Fra tedeschi non c’è Littbarski, che entrerà in campo solo a metà ripresa. Rumenigge gioca, assieme a Reinders in attacco. A centrocampo debutta Hansi Muller, neo-acquisto dell’Inter, e in difesa trova spazio Bernd Forster. Derwall ha pertanto tolto un centrocampista e ha aggiunto un difensore, una mossa che rende maggiormente equilibrata la squadra, disegnata ora attraverso una specie di 5-3-2.
Nel primo tempo c’è una prevalenza evidente dell’Inghilterra, in grado di impegnare il portiere tedesco in almeno tre interventi – uno dei quali veramente difficile, su colpo di testa di Robson. Nella Germania è Breitner a sfiorare la rete. Poi nel secondo tempo si vede poco o niente. Le due formazioni non si scoprono e paiono accontentarsi. È un lampo improvviso, quindi, la sassata che Rumenigge scaglia da fuori area a cinque dal termine, e che prende in pieno la traversa della porta inglese.
Zero a zero, e discorso qualificazione rinviato alle sfide con la Spagna. I tedeschi incontrano i padroni di casa tre giorni dopo la partita con l’Inghilterra. Derwall pare indovinare le scelte giuste: Littbarski titolare a centrocampo; Fischer in attacco, al fianco di Rumenigge – il quale, sofferente, dura solo un tempo; cinque difensori in campo. La Germania Ovest mostra un bel calcio e mette in seria difficoltà la Spagna, che regge a fatica gli attacchi orchestrati da Littbarski, Breitner e Briegel. Arconada si supera su tiro da fuori di Bernd Forster. Non mancano comunque un paio di interessanti occasioni per Santillana: sulla seconda, Schumacher si produce in una grande uscita sui piedi dell’attaccante spagnolo e salva così la propria porta.
Secondo tempo e vantaggio tedesco: tiro non irresistibile di Dremmler che rimbalza maligno davanti al portiere; Arconada non trattiene, interviene Littbarski, rete. La Germania Ovest non rischia troppo e alla mezzora raddoppia. Splendida azione centrale di Breitner, palla a Littbarski che fa fuori il portiere e quindi intervento di Fischer, che infila in rete. La Spagna accorcia poi con Zamora.
Il pareggio a reti bianche tra inglesi e spagnoli nell’ultima partita del gironcino apre alla Germania Ovest le porte della semifinale. In fin dei conti, i tedeschi hanno superato due gironi difficili. Pur senza impressionare, pur non giocando un calcio scintillante, la mannschaft sta marciando.
Germania Occidentale e Francia scendono quindi in campo per giocarsi l’accesso in finale della Coppa del Mondo, edizione 1982. Chi sia la favorita della viglia è difficile dirlo – la Germania ha dalla sua l’esperienza e il titolo di campione d’Europa, la Francia sta giocando meglio. L’ultima volta che le due formazioni si sono incontrate, non c’è stata gara: quattro a uno per i tedeschi nell’amichevole di Hannover del 19 novembre 1980. La Francia però in questi due anni scarsi ha fatto notevoli passi avanti.
Nella capitale andalusa fa caldo, è ovvio, ma non è così terribile come potrebbe essere, e nel corso della serata rinfresca. Si parte con ancora la luce del sole, declinante; si finirà a notte inoltrata con la luce dei riflettori. Netta prevalenza francese sugli spalti.
Fra i tedeschi, si racconta che Kaltz, Briegel e Fischer siano stati colpiti da dissenteria, ma giocano. Rumenigge non è ancora al meglio e di conseguenza parte dalla panchina. Al suo posto c’è Magath. Derwall quindi si tutela aggiungendo un uomo a centrocampo a scapito dell’attacco, in una sorta di 5-4-1, con Littbarski che avanza a supporto dell’unica punta. Ecco la Germania Occidentale: Schumacher in porta; Kaltz, Bernd Forster, Stilieke, Karlheinz Forster, Briegel in difesa; Littbarski, Dremmler, Breitner – la mente e il cardine dell’intera formazione – e Magath in mediana; Fischer in attacco.
Il ct francese Hidalgo decide a sorpresa di schierare in avanti Six anziché Soler, sin lì titolare. Six gioca in Germania, nello Stoccarda, per cui si presume conosca meglio di altri il calcio tedesco. Sì, ma attenzione: significa che lo conoscono pure gli avversari. La formazione francese presenta: Ettori in porta; la difesa è composta da Bossis, Tresor (il libero), Janvion e Amoros; a centrocampo c’è il quadrato magico con Tigana, Genghini, Giresse, più Platini come regista avanzato; Rocheteau, in condizioni fisiche non ottimali per un colpo preso nella partita precedente, e Six compongono l’attacco. Il 4-4-2 francese è simile a quello italiano, con il libero, il regista e le due punte, ma presenta un centrocampo originale senza un vero e proprio cursore di destra.
È l’otto luglio del 1982. Sono passati appena tre giorni dal grandioso Italia – Brasile del Sarria quando a Siviglia, allo Stadio Sanchez Pinjuan, viene giocata un’altra partita straordinaria.

Primo tempo. Nei primi minuti attacca la Germania, scesa evidentemente in campo più decisa e concentrata. Briegel spinge, in mezzo Dremmler smista palloni e Littbarski, un folletto, raccoglie punizioni sulla fascia destra. Ci sono i tentativi da fuori area di Kaltz, Dremmler e Littbarski. La Francia risponde con un tiro da fuori di Giresse, vicino al palo, e con una discesa di Genghini in area, con conclusione alta. I francesi subiscono, ma quando avanzano sanno essere pericolosi.
Il gol tedesco è comunque nell’aria. Al minuto quattordici Littbarski coglie la traversa su punizione a due. Tre minuti più tardi Breitner avanza per vie centrali e serve una bella palla a Fischer, lanciato verso la porta avversaria. Ettori esce, respinge, ma la sfera termina sui piedi di Littbarski che, libero, insacca da fuori area. Uno a zero per la Germania Occidentale.
Dopo pochi minuti di sbandamento, la Francia si riprende e perviene al pareggio. Azione d’attacco sull’asse Genghini – Platini, i più attivi, e punizione a favore dei bleus per fallo di Kaltz. Batte Giresse in area di rigore. Platini, di testa, confeziona un ottimo assist per Rocheteau, che viene affondato platealmente da un difensore avversario. Rigore, calcia Platini, gol.
L’uno a uno resiste sino alla fine della prima frazione, nonostante le due squadre si affrontino a viso aperto. La Francia cresce e avanza il proprio baricentro di gioco; la Germania non rinuncia a sortite offensive. Fioccano le azioni da rete. Bossis, autore di un’ottima prestazione, anticipa di un soffio Fischer, solo a pochi passi da Ettori. C’è un contropiede francese concluso da Platini di poco fuori. Littbarski colpisce di testa da buona posizione, nonostante non sia un gigante, ma la sfera termina addosso al portiere francese.
Si chiude un primo tempo avvincente, e tutto sommato giusto nel risultato. C’est ne pas qu’un debut.
Secondo tempo. La Francia diventa pericolosa, è padrona del campo ed è molto attenta in difesa, con Bossis e Tresor sugli scudi. Platini è fermato per fuorigioco mentre è lanciato solo verso la porta avversaria, ma in ogni caso ha controllato male il pallone, l’ha perso, e si becca gli insulti a scena aperta di Tigana. Un gol di Rocheteau è annullato per una spinta dell’attaccante. Nel frattempo la Francia ha dovuto già effettuare una sostituzione: dopo cinque minuti Genghini, dolorante per una botta subita nel primo tempo, lascia il posto a Battiston. Il sostituto entra bene in partita e tenta subito il tiro a rete, da fuori area, dopo una bella azione d’attacco francese.
È il minuto cinquantasette quando la partita, già colma di episodi e di tensione, vira al drammatico. Platini lancia stupendamente a rete Battiston, mentre la difesa tedesca, mal posta, è tagliata fuori. Harald Schumacher (detto Toni), l’estremo difensore tedesco, esce di corsa verso il giocatore francese. Schumacher quella sera è parecchio nervoso, senza particolari motivi: nel primo tempo si è scontrato con Amoros e ha litigato con Six; poco prima di quanto sta per accadere, ha finto di lanciare il pallone verso i tifosi francesi alle sue spalle. Schumacher corre con foga verso Battiston, punta direttamente l’avversario e lo colpisce in volo, mezzo voltato, quasi a voler amplificare l’impatto. Sullo schermo sembra una saetta che compare all’improvviso.
Il giocatore francese è riuscito a toccare con la punta del piede il pallone, che termina fuori, a fil di palo. Tutti seguono la traiettoria della sfera, poi però ci si accorge di qualcos’altro: lo scontro con il portiere avversario ha lasciato Battiston a terra, esanime, salvo un leggero tremolio. I giocatori lo circondano, accorrono i medici e in tutto lo stadio inizia a diffondersi un panico misto a terrore sulle sue reali condizioni. Trascorrono alcuni lunghi e tremendi istanti prima che Battiston torni a dar segni di vita. Lo portano via in barella mentre Platini gli tiene la mano. Battiston passa la notte in clinica con una commozione cerebrale e tre denti in meno.
Nel frattempo, Schumacher mostra evidente disinteresse per quanto ha combinato. Si piazza per il rinvio da terzino, mastica il chewing-gum, giochicchia con il pallone. Non fa un gran figura. Nei minuti successivi, ogni volta che tocca la sfera sarà subissato dai fischi, e in generale il pubblico passa in massa a tifare per i francesi. È probabile che Schumacher comprenda di averla fatta grossa, benché da allora abbia sempre sostenuto di aver cercato solo il pallone senza l’intenzione di fare del male all’avversario. ”I francesi e il pubblico erano contro di me. avevo paura e nessuno veniva a parlarmi”1)Sandro Bocchio, Giovanni Tosco, Storia dei mondiali di calcio, Società Editrice Internazionale, 2014. Dirà Battiston di aver incontrato Schumacher sui campi di calcio negli anni seguenti, quando non poteva proprio evitarlo, e che una sorta di riconciliazione c’è stata; ma, aggiunge, un rapporto di amicizia no, tra loro due non potrà mai esserci2)Cherif Ghemmour, Et a la fin, les Allemands…, So Foot.
Si tenga presente che in tutto questo, oltre ad una tragedia sfiorata, ci sarebbe stato rigore per la Francia ed espulsione del portiere tedesco. Invece l’arbitro, l’olandese Corver, non fischia alcunché. Ammette di non aver visto il fallo. L’episodio alimenterà le recriminazioni francesi del dopo-partita, volte a contestare una direzione di gara ritenuta sfavorevole. I bleus devono inoltre utilizzare la loro seconda e ultima sostituzione al fine di rimpiazzare Battiston con Lopez, e alla lunga pagheranno la mancanza di forze più fresche in campo.
Dopo lo shock per l’uscita di Battiston, la Francia attacca ancora con maggiore veemenza. Cresce tantissimo con il passare del tempo Tigana, ma è tutto il centrocampo francese, gigantesco, che domina. Su corner, Schumacher esce a vuoto, Lopez lo anticipa di testa ma manda alto. C’è un uscita palla al piede di Tresor dalla propria area di rigore sin quasi a quella opposta; poi sbaglia il passaggio, ma è qualcosa che oggi è impossibile da vedere, così tanto spazio e in mezzo al campo. Impressiona anche, sempre nell’ottica di un calcio mutato nel tempo, il numero complessivo dei dribbling tentati (42) e riusciti (33) nel corso dell’incontro3)Fabio Barcellona, Classici: Germania – Francia ’82, l’Ultimo Uomo.
Nella Germania Ovest entra Hrubesch per Magath, nel tentativo di sfruttare i lanci lunghi e il ruolo di torre dell’attaccante. I tedeschi sono molto fallosi, soprattutto Bernd Forster, ma l’arbitro non li ammonisce. Nell’ultimo quarto d’ora le squadre si allungano ulteriormente. Six ha una buona occasione in area avversaria dopo una bella sortita di Amoros, ma tira piano. Si riaffacciano i tedeschi in avanti con Briegel e chiude bene Ettori. Poi, su traversone dalla fascia, Fischer e Littbarski mancano di poco la spinta in rete. La Germania è ancora viva. Schumacher esce di nuovo duro su Rocheteau che, forse intimorito, si blocca. Rocheteau non è comunque in serata. Poco dopo Six anticipa in maniera inopportuna lo stesso Rocheteau ben piazzato – avrebbe potuto concludere di testa -, e anche Six non è in gran serata.
Come se non bastasse quanto accaduto sinora, non mancano due enormi occasioni per parte quando ormai il tempo regolamentare è agli sgoccioli. All’ultimo minuto Amoros avanza al piccolo trotto, incontrastato, sulla sinistra. Si accentra, scaglia un tiro non teso, ad arco, che scende, supera Schumacher… e sbatte sulla traversa! Dall’altro lato del fronte, su palla persa malamente a centrocampo, Breitner va verso l’area, tira, Ettori para ma non trattiene. Sta per avventarsi Fischer, quando Ettori ha uno scatto disperato quanto prodigioso per toccare la palla ed evitare un gol sicuro.

È stato scomodato il paragone con la guerra, nel parlare dell’incontro, forse in modo inopportuno o forse no, fate voi. Jean Cau su Paris Match si è espresso così: “Tutto è guerra. Nel 1914 e nel 1940. E nel 1982, per terza volta in un secolo, la Francia ha incontrato la Germania per una sfida capitale sul campo di battaglia di Siviglia. So che qualcuno dirà, guarda, si tratta solo di sport, ma… Ma il fascino, lo strano e inquietante spettacolo! Da una parte, la Germania con la forza e la potenza delle sue divisioni bionde e rosse. Dall’altra, la Francia e i suoi eroici ‘piccoletti’”4)Gabriel Cnudde, Quand la France perdait “la troisieme guerre mondiale”a Seville, So Foot. Ad ogni modo, la partita somiglia sempre di più a quelle battaglie campali calcistiche dove accade di tutto. Dopo novanta minuti di gioco più recupero il risultato è di parità e pertanto si passa ai tempi supplementari.
Fischio di avvio, passano due minuti e la Francia batte una punizione in attacco, sul lato corto dell’area. Calcia Giresse. La palla giunge a Tresor, lasciato solo colpevolmente in mezzo all’area, e il difensore francese realizza un bellissimo gol con una girata di destro al volo. Vantaggio Francia, due a uno. Nell’esaltazione del momento, poco dopo Amoros ed Ettori quasi combinano la classica frittata nella propria area, a vantaggio di Littbarski. Nella Germania entra finalmente Rumenigge per Briegel, esausto. Ora i tedeschi hanno in campo tre attaccanti e un centrocampista offensivo – Derwall ha stravolto l’impianto di partenza, ed è una scelta che renderà. Non subito, però.
Minuto ottavo del primo tempo supplementare. La Francia si spinge ancora in avanti e coglie sbilanciati i tedeschi. Platini per Six sulla destra; Six attende un attimo, poi scorge Giresse, solo al limite dell’area, e gli cede il pallone. Parte un gran tiro che accarezza il palo alla destra di Schumacher e gonfia la rete. Gol, tre a uno per la Francia. Fantastique! Giresse corre ed esulta come farà Tardelli qualche giorno dopo – il gol è anche simile. Sembra proprio fatta; il telecronista transalpino esplode con un “la Francia è praticamente in finale di Coppa del Mondo!” Invece, no.
Le parole che Marius Tresor pronuncerà sedici anni dopo la notte di Siviglia sono lapidarie quanto illuminanti: “Solo ora mi rendo conto di come abbiamo giocato da coglioni sul tre a uno”5)Ghemmour, cit.. È probabile che in quell’istante molti dei giocatori francesi già si vedano in finale, se non addirittura a Parigi, sugli Champs Elysees, in trionfo fra due ali di folla con la Coppa del Mondo fra le mani. Niente di più facile, l’entusiasmo gioca brutti scherzi, talvolta. C’è da dire che i francesi, a differenza dei tedeschi, non avevano ancora accumulato dentro di sé l’esperienza necessaria – sia nei club, che in nazionale – per giocare a dovere partite ad altissimo livello. Situazioni come questa, insomma, nelle quali il risultato va gestito sempre con estrema concentrazione. E poi, i tedeschi non mollano mai, sarà scontato scriverlo ma è difficile da negare in questa serata.
La Francia continua a restare in attacco anziché rallentare il ritmo. Perde un pallone in avanti, forse per un intervento falloso non sanzionato. C’è il contrattacco tedesco e la Francia è un po’ scoperta: Rumenigge al volo, su assist di Littbarski, anticipa difensore e portiere, segna e accorcia così le distanze. La presenza in campo del miglior giocatore tedesco si fa sentire e galvanizza i compagni. Forse la stanchezza frena francesi, assieme alla paura. Prima della fine del primo tempo supplementare, si vedono ancora due pericolose azioni offensive condotte da Breitner e Littbarski.
Secondo tempo supplementare, appena due giri d’orologio e accade l’incredibile. Cross dalla sinistra di Littbarski, torre di Hrubesch, splendida rovesciata acrobatica di Fischer, nel cuore dell’area, e gol del pareggio. La Germania in pochi minuti ha portato a termine una rimonta spettacolare, epica.
Nel tempo che resta, i bleus di Francia sembrano delle belle statuine. Hanno ormai smesso di giocare. La mannschaft corre ancora molto, ci prova fino all’ultimo, ma pagherà questi sforzi qualche giorno dopo. Fischer sfiora il quarto gol con tiro da fuori area. Il paragone con la semifinale dell’Azteca di dodici anni prima attraversa le menti di chiunque. Questa volta però, anche alla fine dei tempi supplementari, il risultato resta fermo in parità: tre a tre. Per la prima volta nella storia una partita dei Mondiali di calcio sarà decisa ai calci di rigore.
Inizia a calciare la Francia. Tira Giresse, gol. Poi segnano nell’ordine: Kaltz, Amoros, Breitner e Rocheteau – nessuno ha sbagliato, sinora. Tocca a Stielike. Il libero tedesco ha una fama da duro, oltre a una certa somiglianza con il grande attore americano John Cazale, scomparso da poco tempo. Il suo tiro è intercettato da Ettori. Stilieke si piega su se stesso all’altezza del rigore e non si muove, tanto che Schumacher, mentre si avvia verso la porta per il rigore successivo, deve tirarlo su di peso. Stilieke torna a centrocampo e piange affranto. La regia ancora lo sta inquadrando, abbracciato a Littbarski, quando si alza un boato e lo stesso Littbarski stringe il pugno. Six ha sbagliato il suo rigore.
Narra la leggenda che Schumahcer abbia parato il tiro seguendo le indicazioni di Hansi Muller da metà a campo. Muller milita nello Stoccarda, come Six: conosce le abitudini del suo compagno di club e pertanto avrebbe mimato in anticipo l’esecuzione del tiro, a tutto vantaggio del portiere tedesco. Anche Six rimane per alcuni attimi inginocchiato a pochi metri dalla porta. Si dice che non se la sentisse di tirare e si sia trovato, suo malgrado, tra i giocatori designati. Il suo rigore in effetti denota incertezza e timore. È il turno di Littbarski, che pareggia per la Germania Occidentale. Segano anche Platini e Rumenigge, i due fuoriclasse, e le loro esecuzioni sono perfette.
Si va ad oltranza. Tocca a Bossis, che avanza col suo passo dinoccolato, i calzettoni abbassati. Prende la rincorsa e calcia, non troppo forte e non troppo angolato, e Schumacher para. Il portiere tedesco si allontana col pungo alzato. Bossis è piegato sui talloni, guarda in giro, l’espressione di chi si chiede se esista una minima possibilità nello spazio e nel tempo affinché quanto è appena accaduto si possa cancellare. Ricorda Bossis che in quel momento non capiva più nulla ed era anche convinto che la serie fosse finita lì, al primo errore6)Carlo Maerna, La leggenda di Siviglia, Storie di calcio. C’è invece ancora un calcio di rigore da eseguire, almeno uno.
Mancano ormai pochi minuti a mezzanotte e va sul dischetto Hrubesch, il gigante, sicuro di sé – tanto da non dover nemmeno spostare il pallone già sistemato dall’arbitro. Tira, la palla va sulla destra, il portiere sulla sinistra. Rete. La Germania Ovest è in finale.
Dirà Michel Platini: “Un incontro che ha tutto. Non è calcio, è la vita; nessun film, nessun libro, sarà mai in grado di far rivivere qualcosa del genere. Francia – Germania a Siviglia è il mio più grande ricordo in nazionale”7)Franck Annese, Platoche, comme galoche, in So Foot 80’S, Editions Solar, 2013.
Per la nazionale tedesca è stata senza dubbio una serata fantastica che ha esaltato i tifosi e ha contribuito a rinsaldare il mito della squadra coriacea che non molla mai – mito già edificato sulla finale del ’54, e non solo, anche sulle prestazioni agli Europei del ’76. Rinforza anche l’immagine di una squadra non troppo simpatica – l’entrata di Schumacher su Battiston non aiuta al riguardo. Una nazionale certo da ammirare, ma per la quale è difficile parteggiare, se proprio non sei tedesco. Magari è solo invidia.
Quello che però colpisce è come la partita, la Notte di Siviglia (così passerà alla storia), sia rimasta impressa nelle menti e nei cuori degli appassionati di calcio francesi. Sembra un evento che i tifosi conservano come qualcosa di prezioso, che amano sempre ricordare con il passare degli anni e nonostante l’enorme delusione patita. O forse proprio per quello. Qualche anno fa il sito della rivista So Foot ha stilato l’elenco delle cento partite più grandi di sempre, dell’intera storia del calcio. Al primo posto ha messo una sfida nella quale è stata protagonista la loro nazionale, e possiamo anche aspettarcelo, dai francesi. Il bello è che non si tratta una partita che hanno vinto, no, per quanto ne avrebbero da mettere. È una partita che hanno perso. Ed è proprio questa partita8)Simon Capelli-Welter, Match de legende (1er): Seville, c’est la vie, So Foot: la semifinale della Coppa del Mondo 1982, Germania Ovest – Francia, otto a sette dopo i calci di rigore.
Siviglia, questa è la vita. Quando una sconfitta vale più di mille vittorie.
27 novembre 2018
immagine in evidenza: Uli Stielike e Pierre Littbarski – si.com
References
1. | ↑ | Sandro Bocchio, Giovanni Tosco, Storia dei mondiali di calcio, Società Editrice Internazionale, 2014 |
2. | ↑ | Cherif Ghemmour, Et a la fin, les Allemands…, So Foot |
3. | ↑ | Fabio Barcellona, Classici: Germania – Francia ’82, l’Ultimo Uomo |
4. | ↑ | Gabriel Cnudde, Quand la France perdait “la troisieme guerre mondiale”a Seville, So Foot |
5. | ↑ | Ghemmour, cit. |
6. | ↑ | Carlo Maerna, La leggenda di Siviglia, Storie di calcio |
7. | ↑ | Franck Annese, Platoche, comme galoche, in So Foot 80’S, Editions Solar, 2013 |
8. | ↑ | Simon Capelli-Welter, Match de legende (1er): Seville, c’est la vie, So Foot |