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Russia, 2018
VIII. Strepitosa Francia, vent’anni dopo

Non è azzardato sostenere che la finale anticipata del Mondiale 2018 si disputi la sera di martedì 10 luglio allo stadio di San Pietroburgo, quando scendono in campo le nazionali di Francia e Belgio per giocarsi un posto nella vera finale, quella in programma qualche giorno dopo a Mosca. Tale giudizio, che poteva tranquillamente venir formulato sul momento visto il percorso sin lì realizzato dalla due selezioni, assume ulteriore vigore attraverso uno sguardo a posteriori sul campionato: Francia e Belgio sono state le due migliori selezioni al mondo, un gradino sopra tutte le contendenti, a cominciare dalle altre grandi protagoniste del campionato quali Croazia, Inghilterra, Uruguay, Brasile.

Per entrambe le squadre l’incontro con l’opponente rappresenta la prima partita internazionale della storia, giocata il primo maggio 1904 a Bruxelles e chiusa con il risultato di tre a tre. In occasione di questa semifinale mondiale, la Francia schiera l’undici titolare ormai collaudato: Lloris; Pavard, Varane, Umtiti, Hernandez; Pogba, Kanté, Matuidi; Mbappé, Griezmann, Giroud. Cambia invece qualcosa nel Belgio rispetto alla gara dei quarti di finale, forse fin troppo. Intanto, all’assenza di Meunier, squalificato, viene posto rimedio con lo spostamento sulla destra di Chadli, dalla cui fascia passeranno buona parte delle azioni offensive belghe; poi in fase avanzata – pur assumendo come spesso accade un attitudine molto mobile – Lukaku funge da punta centrale, Hazard è a sinistra mentre De Bruyne si posiziona sul centro-destra. La principale novità è a centrocampo: con l’intenzione di infittirne i ranghi, Martinez inserisce Dembele in posizione più arretrata e con il compito di coprire le fughe in avanti di Fellaini. In tal modo sarà però la catena di sinistra a rimanere penalizzata. Ecco allora come il Belgio scende in campo: Courtois; Vertonghen, Kompany, Alderweireld; Chadli, Witsel, Dembele, Fellaini; De Bruyne, Lukaku, Hazard. All’interno dello staff tecnico belga, e seduto lì in panchina, c’è una leggenda del calcio francese, Henry.

La prima vera occasione da rete è prodotta dai francesi al decimo minuto di gioco con un lancio di Pogba per Mbappé che viene intercettato dalla pronta uscita di Courtois. Da lì in poi però è il Belgio a imporre per lunghi minuti il proprio gioco e a presentarsi pericolosamente in attacco: ci prova due volte Hazard, e in un caso è provvidenziale la deviazione di Varane; ci prova anche Alderweireld, obbligando Lloris a compiere una parata davvero impegnativa. Alla mezzora ricompare la Francia: cross di Pavard, tocco di testa di Giroud quasi spalle alla porta, palla non lontano dal palo. Passano tre minuti e Mbappé serve Giroud in mezzo all’area, ma l’attaccante – pressato dall’avversario e abbastanza scomposto – tocca fuori. Minuto trentanove, Mbappé libera Pavard di fronte a Courtois, il quale esce alla grande, para con il piede e giustamente esulta mentre guarda la sfera rotolare fuori; decisivo intervento dell’estremo belga, ma Pavard avrebbe dovuto scaricare in mezzo per Griezmann, solo e di fronte alla porta vuota.

In questa prima frazione, dopo una fase di gioco in cui il Belgio sembrava padrone incontrastato del campo, la Francia è riuscita a riprendere in mano l’incontro, a impedire agli avversari di rendersi ancora pericolosi e oltre tutto ha sfiorato più volte il gol. Non è possibile abbassare la guardia nemmeno un attimo contro questa compagine dalle innumerevoli quanto nascoste risorse.“La Francia è una squadra più cerebrale di quanto gli venga riconosciuto, perché legge e reagisce al contesto di gioco. A volte lo impone, a volte decide di accettarlo e galleggiare senza mai soffocare1)Daniele V. Morrone, La Francia e la ricetta per vincere il Mondiale, l’Ultimo Uomo.

Due minuti di secondo tempo e Lukaku conclude di testa, alto. È il quinto minuto di gioco quando il corso della sfida imbocca la svolta che ne deciderà l’esito. Matuidi scarica per Giroud che, in area belga, si gira e conclude – ma il tiro è deviato da Kompany in angolo; dalla bandierina Griezmann batte forte e teso, stacca Umtiti sul primo palo anticipando Fellaini e mettendo in rete di testa. La Francia è passata in vantaggio. Al decimo Mbappé da sinistra trova in mezzo Matuidi, il cui tiro è rimpallato; poco dopo Hernandez, sempre da sinistra, per Matuidi che di prima serve Mbappé, ed è ancora lui – meraviglioso, di tacco – a servire Giroud davanti alla porta: Giroud nell’occasione è un po’ ingolfato e incerto, si aggiunga anche l’intervento in tackle di Dembele a deviare il tiro, e il Belgio evita il tracollo per un soffio. Mbappé dà spettacolo, i francesi stanno mettendo in seria difficoltà i belgi.

Al quindicesimo esce Dembele, nel complesso scarso – salvo l’occasione appena narrata – e quindi una scelta sbagliata da parte del ct belga; al suo posto entra Mertens che si piazza a destra, con Fellaini a sinistra, Hazard nel mezzo e De Bruyne arretrato in una sorta di 4-2-4 che non riuscirà mai davvero a sovvertire la precisione francese in fase difensiva. Ha un’occasione De Bruyne, limitato oggi da Pogba, ma il suo tiro rimbalza e poi è bloccato da Lloris. A metà ripresa Hazard è il primo ammonito dell’incontro da parte dell’arbitro uruguaiano Cunha; sarà seguito poco dopo da Alderweireld e da altri giocatori durante l’inevitabile tensione finale, nell’ambito comunque di un incontro corretto. Il Belgio costruisce la sua migliore occasione per il pareggio al minuto diciannove: Mertens crossa dalla fascia destra, Fellaini, pur marcato da Pogba, riesce a colpire di testa e manda fuori di poco. Passano tre minuti e una bella ripartenza francese condotta da Mbappé e Griezmann, viene conclusa da Giroud che spara fuori. Lo stesso Giroud, al trentaquattresimo, induce i belgi alle proteste per un fallo commesso su Hazard poco fuori dall’area francese e non sanzionato dall’arbitro. Nel Belgio Fellaini lascia il campo per Carrasco. Poco dopo ci prova Witsel da fuori area, para Lloris.

Evidentemente soddisfatto dei suoi giocatori, Deschamps opera i primi cambi a cinque dal termine: Nzonzi entra per Giroud, Tolisso avvicenda Matuidi. Nei minuti finali di gioco i francesi sfruttano lo sbilanciamento avversario e creano diverse possibilità per il raddoppio; in particolare Tolisso, nel tempo di recupero, impegna Courtois in una difficile parata, l’ultima del suo ottimo torneo. Martinez manda in campo un altro attaccante, Batshuayi, per Chadli, ma è tutto inutile perché il Belgio da diversi minuti ha smesso di affacciarsi verso la porta francese. Uno a zero, la Francia è in finale.

Non è stata una partita appassionante, ma probabilmente è stata la miglior partita del torneo dal punto di vista tecnico e senza dubbio alcuno la più importante. La prova più difficile per i francesi è stata risolta da una grande prestazione in fase difensiva (Varane e Umtiti praticamente perfetti), dal lavoro a centrocampo garantito da Pogba e Kanté, dallo stato di grazia di Mbappé. Come nel ’98, la Francia giunge in finale grazie a un gol di un difensore, può essere di buon auspicio. Terza finale su sei edizioni del Mondiale, la squadra francese è artefice di un vero e proprio lungo ciclo ed è ormai un potere calcistico consolidato al pari delle selezioni più eminenti. Il complesso di inferiorità francese è solo un lontano ricordo.

Alla nazionale belga che eguaglia il risultato ottenuto nel 1986, ma che a differenza di quel torneo non può considerarsi veramente con la pancia piena, fischieranno le orecchie per il giudizio espresso da Arrigo Sacchi, tautologico seppur veritiero: “Il Belgio non conosce l’arte della vittoria perché non ha mai avuta esperienza della vittoria2)Alec Cordolcini, L’importanza della Nazionale per il Belgio, l’Ultimo Uomo. Ma cosa è mancato qui in Russia a questo Belgio per puntare più in alto? Paradossalmente, in un Mondiale caratterizzato dal collettivo, i diavoli rossi hanno pagato l’assenza di un trascinatore, non sempre indispensabile ma in determinati frangenti utile: nessuno dei tanti talenti a disposizione ha avuto il carisma sufficiente per assumerne le fattezze. Hazard non è bastato e contro la Francia, nel reparto avanzato, spesso ha predicato nel deserto. Le intelligenti trovate del ct applicate nel corso del campionato, inoltre, non hanno sopperito a un impianto di gioco mai realmente chiarito sino all’ultimo istante. E infine i belgi hanno incrociato in semifinale probabilmente l’unica squadra che poteva batterli.

Francia – Belgio, il gol di Umtiti – cgtn.com

Francia – Croazia è la finale della Coppa del Mondo FIFA e si gioca alle sei del pomeriggio di domenica 15 luglio 2018, allo stadio Luzhniki nella capitale russa. Il Luzhniki, che in russo significa prati, è situato presso un’ansa del fiume Moscova e in un zona caratteristica di Mosca e non lontana dal centro, tra il grattacielo dell’Università Lomonosov di epoca staliniana e il monastero, con annesso storico cimitero colmo delle tombe di grandi russi, di Novodevicij. Si tratta nient’altro che dell’ex Stadio Centrale Lenin – la cui statua affianca l’ingresso principale – rifatto da cima a fondo: inaugurato nel 1956, teatro delle Olimpiadi del 1980 e di tante partite della nazionale sovietica, nonché di una pesante tragedia occorsa nel 1982, durante la partita tra Spartak Mosca e Haarlem, quando calca, disorganizzazione, gelo e il crollo delle scale provocarono la morte di sessantasei persone.

La finale fra le due contendenti è una partita anomala fino a un certo punto, poiché è stata la semifinale di vent’anni prima, quando la Francia ha vinto il suo primo e sinora unico titolo mondiale. Dunque la sfida racchiude anche il motivo di una possibile rivincita. Prima finale per la Croazia che rappresenta la tredicesima selezione a raggiungere l’ultimo atto del Mondiale, la decima europea; le ultime due sono state proprio la Francia (’98) e la Spagna (’10), entrambe poi campioni. Se dovesse vincere, la Croazia sarebbe la nona nazionale a laurearsi campione, e la sua stazza ridotta non sarebbe una novità, visto il precedente dell’Uruguay. I francesi invece hanno la possibilità di diventare la sesta nazionale plurititolata dopo, nell’ordine, Italia, Uruguay, Brasile, Germania e Argentina (che nel 1986 è stata l’ultima a entrare nel club).

Francia in campo con: Lloris; Pavard, Varane, Umtiti, Hernandez; Pogba, Kanté, Matuidi; Mbappé, Griezmann, Giroud. È l’undici più giovane sceso in campo in una finale dalla selezione argentina che vinse la Coppa nel 1978. Croazia: Subasic; Vrsaljko, Lovren, Vida, Strinic; Rakitic, Brozovic; Rebic, Modric, Perisic; Mandzukic. I cervelli delle due squadre, Griezmann e Modric, sono molto mobili e godono di licenza di arretrare e di attivarsi pertanto anche in fase di impostazione. Per entrambe le selezioni i titolari sono gli stessi schierati nelle sfide di semifinale. Dalic e Deschamps si stringono la mano e si abbracciano prima del fischio iniziale, il croato consegna anche un regalo al collega francese. Arbitra l’argentino Pitana, coadiuvato dai connazionali Maidana e Belatti; il quarto ufficiale è l’olandese Kuipers, nel ruolo di Var siede l’italiano Irrati. Particolare che sarà utile tenere a memoria: è dal 2002 che una finale mondiale non si conclude entro i novanta minuti regolamentari.

Nella primo quarto d’ora di gioco è la nazionale croata a gestire l’incontro, sotto la guida di Modric e Rakitic: i croati spingono ma la difesa francese è abile a non concedere occasioni davvero pericolose. Si segnala all’undicesimo una palla messa in area di Rakitic per Perisic, il quale però controlla male, e quattro minuti più tardi una discesa sulla fascia sinistra ancora di Perisic, con palla in mezzo respinta da Umtiti. Poi al diciottesimo, dal nulla, ecco la Francia. Punizione da una distanza all’incirca di trentacinque metri calciata in area croata da Griezmann con la consueta efficacia; ripiegato in copertura, Mandzukic salta spalle alla porta e tocca di testa quel tanto che basta per mandare la sfera nella propria porta. È la prima autorete marcata in finale nella storia della Coppa del Mondo. È inoltre una rete realizzata su calcio da fermo, dei quali più volte, commentando il torneo, si è sottolineata l’importanza: è vero, ma è un elemento in linea con i precedenti tornei, niente di più, poiché nel computo finale dei gol su palla inattiva sarà l’aumento dei rigori concessi a causa del Var a falsare in eccesso il dato complessivo. Sia quel che sia, la Francia è in vantaggio per uno a zero.

Una punizione di Modric, calciata da destra, viene corretta da Vida di testa con la sfera che termina molto alta. Lo stesso Vida opera poi un gran recupero su Mbappé, lanciato da Pogba. Al ventottesimo si assiste a un’azione croata che nasce da una punizione fischiata per fallo di Kanté (che prende il giallo) e calciata sempre da Modric: la palla balla in area ed è toccata a più riprese dai giocatori croati senza che i francesi riescano a intervenire; poi giunge a Perisic che appena dentro l’area controlla la sfera, dribbla un Kanté troppo passivo e calcia di sinistro (il tiro è leggermente sporcato da Varane), infilando sulla sinistra il portiere. Meritato gol croato che vale l’uno a uno, con la difesa francese in questo frangente un po’ svagata e colpevole. Attenzione ai recuperi della Croazia, già visti nel corso del torneo.

Passano però appena sei minuti e la Francia ha un corner a proprio favore. Sulla bandierina si presenta come al solito Griezmann, la cui esecuzione è come sempre pericolosa per gli avversari, è il caso di ribadirlo: Matuidi manca la sfera, dietro di lui c’è Perisic che tocca di mano – però la palla spunta all’improvviso e il braccio è basso, per quanto un po’ staccato dal corpo. I francesi protestano, l’arbitro richiamato dall’assistente si reca al video e poi assegna un rigore molto generoso a favore dei bleus. Al riguardo, vi è però da dire che l’andazzo del calcio post Var ormai è questo. Per cui, dopo alcuni minuti dal fatto, Griezmann è agli undici metri: glaciale, aspetta il tuffo del portiere e poi mette la sfera sulla sua destra con un comodo rasoterra. Due a uno per la Francia.

Nuovamente in svantaggio, e a sorpresa, negli ultimi dieci minuti del primo tempo la Croazia tenta la via del pareggio in un paio di occasioni senza però riuscire ad incidere realmente: Rebic in area colpisce al volo, in verità piuttosto male, e Lloris blocca; Lovren conclude forte, Pavard ribatte la sfera mandando sul fondo. Dall’altra parte Mbappé prova la fuga sulla fascia senza esito ed Hernandez riceve un cartellino giallo (solo francesi ammoniti). E poi si raggiungono gli spogliatoi.

Tre gol nel primo tempo di una finale mondiale non si vedevano dal 1974 e in tutto l’incontro dal ’98. Il pubblico non si è di certo annoiato. In opposizione a ogni logica precostituita, ha giocato meglio la squadra al momento in svantaggio: la Croazia ha mantenuto il possesso della sfera e ha tirato maggiormente in porta, mettendo oltre tutto in difficoltà la costruzione francese con un uso appropriato del pressing. La Francia ha sfruttato le occasioni, la fortuna, volendo l’ingenuità avversaria sull’autorete e sul rigore; ha gestito il pallone per circa il 40% del tempo di gioco, ha fatto un solo tiro in porta ma è avanti due a uno. Il calcio funziona anche così. La formazione francese è stata perfetta per opportunismo e concretezza, non c’è altro da aggiungere. C’è invece da capire come reagiranno adesso i croati allo svantaggio immeritato e al dubbio rigore fischiato contro, per il quale il commissario tecnico e Modric ancora protestano con l’arbitro prima di rientrare in campo per il secondo tempo. La Croazia subirà il contraccolpo psicologico? Più di tutto, sentirà il peso fisico e mentale accumulato nelle ultime tre partite disputate (tutte concluse ai supplementari, due ai rigori, mentre la Francia non è mai andata oltre il novantesimo)? Purtroppo per loro, sì.

Il gioco riprende e ancora per un po’ resta sotto l’egida dell’equilibrio, con le due squadre che si alternano vivacemente in zona d’attacco. Al secondo minuto una ripartenza francese è conclusa da Griezmann, centralmente; subito dopo, passaggio filtrante di Rakitic per Rebic che tira di prima intenzione e costringe Lloris a una splendida deviazione oltre la traversa; poi un lancio per Perisic è neutralizzato dall’uscita dell’estremo francese, che fuori area anticipa di petto il giocatore croato; settimo minuto, Pogba per Mbappé che scatta e, seppur ostacolato da Vida, tira verso la porta croata, ma Subasic in uscita respinge. Poi c’è un’invasione di campo da parte di alcuni soggetti travestiti da poliziotti, appositamente oscurati dalle riprese televisive: l’azione sarà rivendicata dal gruppo rock e femminista Pussy Riot. Si ricomincia e Rakitic lancia Mandzukic, il quale commette fallo su Lloris in uscita; al tredicesimo Perisic agisce sulla sinistra, crossa, ma la palla è troppo alta per Mandzukic nel mezzo dell’area francese. È un buon momento per la Croazia. Deschamps opta per un cambio e inserisce Nzonzi al posto di Kanté, che non è al meglio, soffre per una gastroenterite e le sue difficoltà odierne sono state evidenti in campo.

Siamo al minuto numero quattordici e attacca la Francia. Pogba per Mbappé sulla destra, passaggio toccato da un avversario ma la palla arriva comunque a Griezmann che palleggia nel cuore dell’area e poi cede indietro ancora a Pogba, posto poco oltre il limite: tira di destro, Lovren respinge, la sfera torna al centrocampista francese che di piatto sinistro infila la palla a fil di palo. Tre a uno per la Francia. Pogba corre a braccia aperte e urla di gioia quanto di furore, è un gol che racchiude tutto il suo genio calcistico cristallino, ed è il primo gol da fuori area marcato in una finale mondiale dal Tardelli edizione 1982.

E da lì in avanti la Francia diventa padrona del campo. Al sedicesimo Brozovic anticipa in area Griezmann che, su palla girata da Giroud, tutto solo stava per concludere a rete. Nel torneo delle difese compatte e ben organizzate è diventato più difficile segnare dalla distanza, ma qui accade di nuovo e a soli sei minuti di distanza dalla rete di Pogba. Hernandez porta palla sulla sinistra, cede in mezzo per Mbappé che tira praticamente da fermo, basso, angolato ma non forte: la palla rimbalza ed entra sulla destra portiere, il quale però è parso in ritardo nel tuffo. Mbappé è il secondo under-venti della storia ad andare in gol in finale dopo un certo Pelé. Quattro a uno, non c’è più partita, i francesi l’hanno afferrata e spaccata in due con forza dirompente e precisione chirurgica.

Invece è proprio la Francia che prova a riaprirla. Al minuto ventiquattro Lloris tenta un inutile dribbling su Mandzukic, in pressing davanti alla porta, e tocca maldestramente di esterno sinistro; l’attaccante croato ha gioco facile ad allungare il piede e a spingere la sfera in porta. L’erroraccio di Lloris, evidentemente causato da un abissale calo di tensione per il largo vantaggio maturato dalla sua squadra, regala ai croati il secondo gol, oltre a consentire a Mandzukic di scrivere il proprio nome su di un record difficilmente eguagliabile: due gol in finale di Coppa del Mondo, dei quali uno per porta.

Ma in realtà l’esito dell’incontro non sarà mai messo in discussione. Si assiste ad alcuni cambi, nell’ordine: Kramaric per Rebic, Tolisso per Matuidi, Fekir per Giroud e Pjaca per Strinic. I velleitari tentativi croati passano dai piedi di Rakitic con un paio di tiri da fuori scoccati al trentatreesimo (vicino al palo) e al quarantaquattresimo (alto); tra i due, Kramaric pesca Pjaca in area, ma questi non controlla. Ormai nel recupero, Griezmann scatta sulla fascia e subisce il fallo di Vrsaljko, che viene ammonito: è l’unico giallo alzato ai croati nel corso dell’incontro nonostante tutti i minuti trascorsi sotto nel punteggio, a dimostrazione di una nazionale croata che in questa ripresa ha mollato gli ormeggi per andare placidamente alla deriva. L’ultima azione degna di nota è una mancata deviazione sotto porta in solitaria di Pogba, con tutta evidenza esausto. Triplice fischio di chiusura. La Francia è campione del Mondo!

Francia quattro, Croazia due: sei gol in finale, mai così tanti dal 1966, quando comunque ci furono i tempi supplementari; altrimenti, restando ai novanta regolamentari, bisogna risalire nel tempo all’ultimo atto dell’edizione 1958 (lì furono sette). Lo spettacolo senza dubbio è stato godibile, ma non eccelso: dopo un primo tempo anomalo, si è vista una ripresa nella quale uno dei contendenti si è sgonfiato in dieci minuti. Merito di questa Francia essenziale quanto spaventosamente efficace, nella quale la palma del migliore in campo va assegnata a Pogba, affiancato da Griezmann e Mbappé. Essenzialmente sempre attenti i due centrali di difesa, salvo nel primo gol croato, hanno offerto invece prestazioni sotto tono Kanté, dopo un ottimo Mondiale, e Giroud, in calo nelle ultime partite. Fra i croati, Modric si è destreggiato bene nel primo tempo, per poi calare alla distanza; i migliori sono stati Perisic e Rakitic, gli ultimi a deporre le armi. In svantaggio senza meritarlo nel primo tempo, i croati – la loro difesa e centrocampo – nella ripresa non hanno più retto le ripartenze francesi e sono franati.

La cerimonia per la consegna della coppa, alzata dal capitano Lloris, avviene nel mezzo di un bel diluvio: si bagnano tutti, inclusi i capi di Stato francese e croata, ma non il presidente russo Putin che è coperto da un ombrello, poi gli organizzatori intuiscono come sia opportuno distribuire ombrelli anche agli altri presenti. Vengono sparati coriandoloni dorati che nella pioggia si attaccano ai giocatori francesi festanti. Per la Francia è il secondo titolo di nazionale più forte al mondo, che le consente di raggiungere nel computo generale Uruguay e Argentina, e di assumere così il rango di media potenza calcistica mondiale. Si inserisce tra l’altro in un particolare momento d’oro per i francesi negli sport di squadra, momento che sarà certificato dai successi ottenuti durante le Olimpiadi del 2021: oro nella pallavolo maschile e in entrambi i tornei della pallamano, argento e bronzo per le selezioni di basket maschile e femminile. Deschamps, campione da giocatore e da tecnico, uguaglia Zagalo e Beckenbauer, ma non solo: adesso è anche l’uomo più importante dell’intera storia del calcio francese. L’Europeo perso in casa due anni prima viene lasciato nell’oblio e cancellato per sempre dal titolo mondiale.

Un certo equilibrio di forze che ha attraversato questo Mondiale è stato rotto dalla Francia, quindi superiore alle altre: lo precisa un percorso di quasi sole vittorie salvo l’ininfluente partita con la Danimarca, e oltre tutto ottenute sempre entro i tempi regolamentari. La Francia è stata sotto per appena nove minuti in tutto il torneo. E poi, quattro gol all’Argentina, quattro alla Croazia… La giovane selezione francese ha poi tutte le potenzialità per ripetersi: fallisce l’Europeo del 2021, ma nello stesso anno vince la Nations League; la Coppa del Mondo in Qatar è lì, dietro l’angolo.

Centosessantanove gol in totale – solo due in meno rispetto al record del 1998 – dei quali quarantasette nella fase a eliminazione diretta: è stato un bel torneo il Mondiale russo, il migliore proprio da vent’anni a questa parte. E come vent’anni fa, si chiude con l’immagine della folla di francesi esultante sotto l’Arc de Triomphe e sull’Avenue des Champs Elysees, down on darkened meetings on the Champs Elysees.

7 maggio 2022

References   [ + ]

1. Daniele V. Morrone, La Francia e la ricetta per vincere il Mondiale, l’Ultimo Uomo
2. Alec Cordolcini, L’importanza della Nazionale per il Belgio, l’Ultimo Uomo